ZURIGO – Solo due giorni fa, il Tribunale cantonale di Zurigo aveva annunciato la prossima liberazione di Brian, conosciuto anche come Carlos, il detenuto più famoso della Svizzera. Il motivo? Il periodo di carcerazione preventiva acquisito fino a oggi è molto vicino al periodo di carcerazione previsto per i reati commessi: rischierebbe, insomma, d’essere più lungo della condanna.
Oggi, però, il Ministero pubblico di Zurigo ha chiesto al Tribunale per i provvedimenti coercitivi di ordinare la custodia cautelare nei confronti del detenuto. Una richiesta motivata da reati che si sarebbero verificati durante il periodo di detenzione. La Procura, quindi, non contesta il principio della proporzionalità (il periodo detentivo di sicurezza, come scritto, non può essere più lungo della pena detentiva prevista), ma motiva la richiesta sulla base d’incidenti avvenuti negli istituti di pena. In questo procedimento in corso, fa sapere il Ministero pubblico, Brian è accusato di 33 reati commessi in quasi quattro anni, da novembre 2018 a fine giugno 2022. Fra questi, ci sarebbero tentate lesioni personali gravi, molteplici violenze e minacce contro autorità e funzionari, molteplici danni alla proprietà, minacce multiple e lesioni personali semplici. Da qui, la convinzione della Procura di richiedere la custodia cautelare perché, a suo avviso, «c’è un rischio di ripetizione». La decisione di ordinare o meno la custodia cautelare spetta al Tribunale di prima istanza competente per le misure obbligatorie.
Gli avvocati di Brian in una conferenza stampa che si è tenuta nel pomeriggio, si sono detti scioccati dalla decisione della Procura di Zurigo che non intende liberare il ragazzo.
«Brian si è comportato in modo esemplare in carcere negli ultimi dieci mesi, nonostante anni di torture. Il Ministero pubblico toglie ogni possibilità di una vita in libertà. Siamo scioccati da questa decisione che priva al nostro cliente di qualsiasi possibilità d’integrazione nella società», ha dichiarato Bernard Rambert, legale di Brian. «Riteniamo incomprensibili, inaccettabili e crudeli le motivazioni del Ministero» ha precisato il legale Philip Stolkin. «La giustizia vuole riprendere Brian in custodia cautelare per gli incidenti avvenuti in isolamento, ma in quel momento il ragazzo era in uno stato d’emergenza. Aveva reagito contro l’isolamento. Brian non ha agito, ha reagito» gli ha fatto eco Häusermann. Gli avvocati hanno ribadito più volte che il ragazzo si è sempre comportato in modo esemplare negli ultimi mesi e hanno riferito le parole di Brian: «Sono sicuro che un giorno la legge sarà dalla mia parte. Sarò io a vincere».
Il prigioniero più famoso della Svizzera ha trascorso tre anni in isolamento. Nel gennaio 2022, è stato trasferito dal penitenziario di Pöschwies al carcere di Zurigo. Lì, dopo un breve periodo, è stato inserito nel normale regime carcerario. L’uomo, oggi 27enne, ha alle spalle una lunga serie di condanne per reati violenti, in tutto più di trenta, di cui due da maggiorenne. La vicenda più grave risale al 2011, quando accoltellò ripetutamente alla schiena un giovane, che riportò gravi ferite.
A farlo diventare un caso “nazionale” è stato un reportage televisivo del 2013, in cui si riferiva delle misure di presa a carico decise nei suoi confronti dalla giustizia minorile. Il tutto a un costo di circa 29mila franchi al mese: una cifra a prima vista esorbitante, ma paragonabile ai costi di una presa a carico in una struttura chiusa.